Indirizzo e descrizione del museo
Nazione: Italia
Città: Firenze
Indirizzo: Piazzale degli Uffizi, 6, 50122 Firenze
Gli Uffizi sono uno dei pochi musei al mondo ad avere una collezione così ricca e imponente raggruppata in un unico luogo da consentire una varietà di itinerari tematici e storici che sono intrinsecamente alternativi al consueto modo di organizzare le visite alle gallerie. Itinerari attraverso i quali, utilizzando l’esempio di celebri monumenti d’arte, è possibile ripercorrere gli eventi storici più importanti.
La Galleria, che oggi è considerata una tappa integrante nello sviluppo dell’arte nel mondo occidentale, nacque in uno dei momenti più significativi della storia: nel pieno del Rinascimento fiorentino, per volere dell’arciduca Cosimo I de’ Medici.
L’edificio degli Uffizi doveva ospitare le istituzioni governative e doveva diventare un nuovo e moderno centro amministrativo, simbolo del potere ducale. In relazione a ciò, l’edificio venne progettato accanto a Palazzo Vecchio, che nel frattempo, da edificio comunale, si trasformò in un lussuoso palazzo arciducale.
“Non ho mai dovuto lavorare alla costruzione di un edificio, la cui costruzione era così difficile e pericolosa, poiché era posato sulle rive del fiume, e quasi in aria”, scriveva con orgoglio l’architetto Giorgio Vasari, a al quale Cosimo I affidò la costruzione.
L’epoca in cui iniziarono i lavori del grandioso edificio degli Uffizi era il 1560. L’insieme architettonico è realizzato a forma di ferro di cavallo, ed è costituito da due corpi di fabbrica paralleli tra loro, collegati da una loggia serliana con suggestiva vista sull’Arno. La luminosa Piazza della Signoria e i blocchi bugnati bruno-dorati di Palazzo Vecchio confluiscono in questo complesso chiuso, contraddistinto da semplicità e grazia, il cui disegno architettonico Vasari sviluppò rifacendosi alle idee dell’amato Michelangelo.
Il nuovo centro multifunzionale del Granducato di Toscana occupava tre piani. All’ultimo piano, nel corridoio occidentale, Cosimo I volle collocare numerose botteghe artigianali, artistiche e industriali fiorentine. Ai piani inferiori si trovavano 13 reparti fiorentini, le cui porte si aprivano sulla piazza, come testimoniano oggi le iscrizioni e i simboli che addomesticano le travi longitudinali.
Adiacente all’ala occidentale del complesso si trovava un’antica zecca, dove venivano coniati fiorini d’oro e d’argento, che all’epoca erano molto richiesti in Europa per la loro stabilità di peso e valore. Nelle nicchie dei pilastri del portico si prevedeva di collocare diverse sculture secondo la tradizione popolare fiorentina, che già aveva trovato il suo riflesso nella vicina Chiesa di Orsanmichele. Le statue dovevano rappresentare personaggi famosi per evocare la grandiosità dell’antico foro dell’imperatore Augusto. Ma fu solo a metà dell’Ottocento che nelle nicchie vuote del Vasari furono collocate 28 statue che, da Giotto a Galileo e da Machiavelli a Michelangelo, furono chiamate nei secoli a lodare il genio toscano.
Per la finitura dei portali monumentali e dei costoloni dell’intero complesso fu scelta la pietra grigia, alternata all’intonaco bianco fiorentino, proveniente dalle cave della valle della Menzola, a tal punto pregiata da poter essere ottenuta con apposita licenza dalla il righello.
Gli Uffizi furono uno dei pochi edifici a utilizzare questo tipo di pietra per rivestire le pareti esterne, destinate solitamente a decorare interni e cortili.
Nel 1565, in occasione delle nozze del figlio di Francesco, Giovanna d’Austria, Cosimo I incaricò Vasari di costruire un corridoio segreto affinché il principe potesse uscire dal palazzo reale e attraversare la città senza essere accompagnato da un corteo militare. Il passaggio lungo quasi 1 km è stato costruito in diversi mesi. Questo straordinario corridoio vasariano correva lungo il palazzo degli Uffizi, poi sopra le officine del Ponte Vecchio attraverso l’Arno e scompariva tra case e palazzi. L’uscita dal corridoio avveniva in una delle grotte del Giardino di Boboli fuori dalle porte della città.
Quando Francesco I fondò nel 1581 il primo nucleo della Galleria, trasferendovi gli oggetti più preziosi della collezione d’arte della famiglia, le sale dell’ultimo piano furono trasformate in sale espositive, alle quali si accedeva solo attraverso gli ingressi privati del Palazzo. Vecchio.
La nobile scala vasariana, composta da 126 gradini di pietra grigia, conduceva solo al secondo piano del complesso e terminava nell’atrio del teatro di corte dei Medeci. Dell’antico teatro di corte, costruito da Bernardo Buontalenti nel 1585, resta sul pianerottolo un antico portale marmoreo d’ingresso all’attuale studio di disegni e incisioni, e tre porte che conducono ad un ripostiglio di fronte alle scale.
Sopra la porta centrale si trova il busto di Francesco I, che rappresenta lo stemma della famiglia Medici: i gigli fiorentini, l’emblema del principe, l’alloro e il suo segno zodiacale dell’Ariete. Su questo piano si trova un gabinetto di disegni e incisioni, iniziato nel XVII secolo su iniziativa del cardinale Leopoldo de’ Medici. Queste sale ospitano una delle più importanti collezioni di opere d’arte grafica.
Quando, nel XVIII secolo, salirono al potere i Lorena, Pietro Leopoldo decise di creare un nuovo ingresso alla Galleria, che, secondo le nuove idee didattiche, fu finalmente aperta alla città, così si decise di continuare lo Scalone Vasariano in modo che i visitatori potessero entrare nel museo.
Sopra la porta d’ingresso della Galleria si trova il busto di Pietro Leopoldo, il principe illuminato, con un’iscrizione dedicata al fondatore di uno dei primi musei della storia occidentale in senso moderno. Nei corridoi della Galleria sono conservate numerose statue romane, divenute oggetto di entusiastici studi di restauro già nel Rinascimento. Alla raccolta progressivamente ampliata di antichità quattrocentesche, gemme, medaglie, monete e vasi pregiati di varia provenienza, si aggiunse tra il XVI e il XVII secolo la straordinaria collezione di statue antiche appartenuta alla famiglia Medici.
Oggi i reperti sono disposti secondo il principio dell’allestimento originale proposto dall’arciduca Francesco I. All’inizio del primo corridoio si trova uno dei grandi capolavori dell’arte antica presentati nel museo – Ercole e il Centauro – una copia di grande valore. di epoca romana, da un originale in bronzo dello scultore greco antico Lisippo.
Le volte dei tre corridoi sono affrescate con intricati motivi, le cosiddette grottesche, raffiguranti scene allegoriche, mitologiche e fantastiche. Il ciclo trae origine dalle grottesche più abili e notevoli per eleganza decorativa, dipinte da Alessandro Allori e dai suoi aiuti nel 1581. Il percorso si conclude con una raccolta di ritratti.